Povere palme, dopo il punteruolo rosso, asiatico… la Paysandisia archon o detta farfalla argentina Il Punteruolo rosso delle palme (Rhynchophorus ferrugineus) è un Coleottero di colore rossastro con macchie e linee nere e con un apparato boccale notevolmente allungato (foto n° 1). L’insetto è originario dei paesi caldi dell’Asia orientale e durante gli ultimi decenni del secolo scorso ha infestato le palme da datteri del Medio Oriente e dell’Egitto. Da qui, nei primi anni del 2000, è stato introdotto in Europa e in Italia, con le importazioni di esemplari di Phoenix dactilifera infestate e non ritenute tali. Nel 2005 fu segnalato in Toscana, Campania, Puglia e Sicilia e successivamente nelle altre regioni attaccando specialmente le Palme delle Canarie (Poenix canariensis) (foto n° 2). Nel giro di un decennio ha distrutto milioni di esemplari di questa specie ed ora quelle poche palme che osserviamo nei giardini lo devono ai loro proprietari che continuano a trattare i loro capitelli da maggio ad ottobre (foto n° 3).
La Paysandisia archon, invece, è un grande Lepidoddero con circa 10 cm di apertura alare (foto n° 4), le cui larve divorano il cuore e gli apici vegetativi di molte palme. Le sue preferite sono le Palme nane (Chamaerops humilis) e le Palme excelse (Chamaerops excelsa o, attualmente, Trachycarpus fortunei), ma attacca diverse altre specie appartenenti ai generi Butia, Livistona, Brahea, ecc., mentre sono meno aggredite le palme del genere Phoenix. Viene chiamata volgarmente Castnide delle palme, Minatore delle palme o, ancora, Farfalla argentina. Infatti, la Paysandisia è originaria dell’Argentina e dell’Uruguay. E’ stata introdotta in Italia, nei primi anni del 2000, con l’importazione sconsiderata di migliaia di esemplari di Trithrinax campestris da questi Paesi. Questa è una palma con foglie palmate, somiglianti a quelle del Chamaerops humilis, ma con foglioline molto rigide e appuntite e, di conseguenza, pericolose. Forse proprio per questa loro caratteristica sgradita, non hanno avuto successo da parte degli acquirenti.
L’insetto è ormai presente in quasi tutti gli areali del nostro Salento. Gli adulti sfarfallano da maggio ad ottobre e le femmine depongono un centinaio di uova in gruppi di 5-7, agli apici o ai capitelli delle palme, ben protette dal sole, tra le fibre del fusto o alla base delle giovani foglie. Dopo 10/20 giorni schiudono e le giovani larve si approfondiscono verso il cuore, scavando lunghe gallerie. La vita larvale dura da 10 a 18 mesi, a seconda se nascono in primavera o in autunno. Le larve sono di colore biancastro, con capo scuro e infossato e raggiungono una lunghezza di circa 8-9 cm (foto n° 5). Il danno causato è devastante, riuscendo a far disseccare l’intero getto (foto n° 6).
I primi sintomi
I primi sintomi che denunciano la loro presenza consistono in foglie bucherellate o diversamente erose, ingiallimenti e disseccamenti fogliari (vedi foto n° 7). Osservando attentamente il capitello o l’apice della palma si possono notare all’esterno del fusto degli ammassi di rosura, scuri e duri, prodotti dalle larve (foto n° 8). Queste, raggiunta la maturità, si costruiscono un bozzolo costituito da residui di fibre e s’impupano all’uscita delle loro gallerie per effettuare la metamorfosi, sfarfallando dopo 1-2 mesi; spesso si possono rinvenire le loro esuvie sui medesimi stipiti (vedi foto n° 9).
Nei suoi paesi di origine, la Paysandisia archon, ha diversi nemici naturali che la tengono sotto controllo e i danni che provoca sono molto contenuti. In Europa invece, non avendo antagonisti, predatori o parassitoidi, sta causando notevoli danni economici e ambientali. E’ fatto obbligo segnalare la presenza del parassita al Servizio Fitosanitario Provinciale o Regionale. La lotta contro questo insetto è alquanto difficile, visto che le larve vivono all’interno del fusto o nel cuore della palma. Se si interviene al manifestarsi dei primi sintomi, foglie perforate o erose, si possono salvare i getti interessati. Se invece ci accorgiamo dell’infestazione quando le foglie giovani centrali sono gialle o secche, la possibilità di salvare la pianta è remota e bisogna solo sperare che le larve non abbiano divorato la gemma vegetativa che è grande quanto ad una mandorla. Se la corona fogliare è del tutto secca, bisogna estirpare la pianta o segare alla base il getto interessato e bruciare il tutto, per evitare gli sfarfallamenti e di conseguenza la diffusione dell’insetto.
Trattamenti da effettuare
I trattamenti che si consigliano di effettuare possono essere biologici o chimici. Se vi accorgete della presenza della Paysandisia archon nei mesi freschi e umidi, da ottobre fino ad aprile, si può intervenire con sospensioni di Nematodi entomopatogeni a base di Steinernema carpocapsae, bagnando bene o, più correttamente, inzuppando il capitello e li cuore della pianta, per permettere la penetrazione profonda del preparato. I nematodi, vermi lunghi pochi millimetri, vanno subito alla ricerca delle larve dell’insetto, penetrano nel loro corpo attraverso gli spiracoli tracheali e liberano batteri simbionti entomopatogeni (Xenorhabdus nematophila) che le uccidono nel giro di pochi giorni. Solo dopo ciò, i nematodi si nutrono e si riproducono nelle larve ormai morte. In alternativa, ma sempre dall’autunno alla primavera, si potrebbero utilizzare preparati a base di Funghi entomopatogeni come la Beauveria bassiana. In entrambe i casi, si raccomanda di effettuare il trattamento nel tardo pomeriggio o meglio all’imbrunire, essendo molto sensibili ai raggi solari, e di ripeterlo dopo 2/3 settimane. I trattamenti chimici con insetticidi invece si possono effettuare anche nei mesi più caldi e secchi, da maggio a settembre, durante il periodo degli sfarfallamenti degli adulti e la ovo-deposizione. Anche in questo caso i trattamenti debbono iniziare non appena si osservano i primi sintomi, come già detto sopra. Questi dovrebbero essere ripetuti ogni circa 30 giorni, con bagnatura a doccia del capitello e del cuore delle palme, specialmente da giugno ad agosto, per colpire le giovani larve, prima che penetrino nel fusto. I prodotti che si possono utilizzare sono: Piretrine pure, Spinosad, Azadiractina, Olio di Neem, ecc., autorizzati in agricoltura biologica. I principi attivi chimici di sintesi che si possono utilizzare in agricoltura convenzionale, sono: Deltametrina, Cipermetrina, Lambda-cialotrina, Acetamiprid, Abamectina, Emamectina benzoato, Etofenprox, ecc..